Wednesday, 13 April 2016

Esercizi per sentire gli angeli....... Craig Warwick

Primo passo

 Lasciare il mondo fuori dalla stanza Prima  di  tutto,  
per  contattare  gli  angeli  è  fondamentale sentirsi  completamente  rilassati,  
sia  fisicamente  sia  mentalmente.  
È  inutile  provare  a  contattare  delle  presenze che  si  trovano  in  un’altra  dimensione  se  si  è  ancorati  alla propria.  
Stress,  dolori  fisici,  malumori  e  pensieri  vari sono  una  barriera  che  si  interpone  tra  noi  e  gli  angeli. 
È  necessario,  quindi,  scegliere  un  momento  in  cui  si ha  tempo  a  volontà  e  si  è  sicuri  di  non  essere  soggetti  a scocciature  e  interruzioni.  
La  stessa  cosa  vale  per  l’ambiente  che  scegliete.  Dev’essere  un  posto  dove  vi  sentite a  casa  e  totalmente  a  vostro  agio.  Può  essere  al  chiuso  o all’aperto,  un  luogo  pubblico  o  la  vostra  camera,  per  esempio,  di  provarci  mentre si  fa  fare  un  massaggio.  
Ogni  volta  che  è  stressata,  per motivi  personali  o  di  lavoro,  prenota  subito  un  massaggio  perché  sa  che  la  aiuterà  a  sciogliere  tutte  le  tensioni, interne  ed  esterne.  
Quale  situazione  migliore,  quindi, per approfittare dell’atmosfera giusta? 



Secondo passo 

Purificare l’energia intorno a noi È  importante  creare  l’ambiente  perfetto  e  liberarlo  da ogni  possibile  tensione  negativa.  Come  già  detto,  ognuno  di  noi  emette  energie  e  percepisce  quelle  degli  altri. Visto  che  anche  gli  edifici  e  gli  oggetti  conservano  e trasmettono  energie,  è  bene  depurare  l’ambiente  scelto per  la  meditazione  grazie  a  un  semplice  accorgimento: una  candela  azzurra.  Questo  colore,  infatti,  è  legato agli  angeli:  la  luce  che  io  vedo  quando  i  miei  amici  si manifestano  è  un  misto  di  azzurro  e  oro.  È  sufficiente accendere  qualche  candela  di  questo  colore  per  creare un’energia  positiva  che  favorisce  la  meditazione.  Per farvi  un  esempio,  quando  stavo  liberando  lo  studio  di Pomeriggio  sul  Due  dallo  spirito  di  quel  padre  che  aveva violentato  la  figlia,  sono  andato  in  giro  per  qualche minuto  con  una  candela  azzurra  (ne  tengo  sempre  un pacco  in  camerino)  così  da  purificare  l’ambiente.  Gli angeli  sono  molto  sensibili  a  questo  colore,  ma  anche altre  tonalità  accese  ed  energiche,  come  il  verde,  il  blu,  il giallo  e  il  rosso,  li  attirano  tantissimo.  Quindi  via  libera a  questi  colori  nell’abbigliamento  o  anche  negli  arredi o nelle  decorazioni.  Quelli  scuri,  invece,  soprattutto  il nero, li respingono, perciò evitateli.



Terzo passo

 Trovare la luce Agli  angeli,  se  ricordate,  non  piace  il  buio  e  raramente  si manifestano  durante  la  notte.  Sono  fatti  di  luce  e  amano  la  luce,  quindi  evitate  di  contattarli  a  un’ora  tarda. Un  momento  ideale,  almeno  per  me,  è  il  pomeriggio. Avete  mai  notato  che,  durante  i  pisolini  pomeridiani, si  fanno  sempre  molti  più  sogni,  anche  brevi?  Questo perché  la  mente  è  più  aperta,  rilassata  e  pronta  a  ricevere  le  comunicazioni  angeliche.  Quei  sogni,  confusi  e rapidissimi,  sono  una  sorta  di  visione,  anche  se  molto meno  impegnativa  di  quelle  che  ho  io  anche  da  sveglio. Non  bisogna  sottovalutare  questi  sogni,  comunque, perché  sono  un  canale,  anche  se  un  po’  disturbato,  che gli  angeli  utilizzano  per  comunicare  con  noi.  Pensate a  quando  ci  si  sveglia  storditi  e  si  ha  difficoltà  a  capire dove  ci  si  trova  e  a  distinguere  realtà  da  fantasia:  bene, è  molto  simile  a  quello  che  provo  io  quando  ho  una visione,  anche  se  le  mie  mi  lasciano  spesso  senza  energie. È  proprio  per  questo  motivo  che  tutti  possiamo  vedere le  luci  e  parlarci.  La  differenza  tra  me  e  gli  altri  sta  solo nella  vicinanza  (minore  o  maggiore)  rispetto  agli  angeli, non  nella  possibilità  o  meno  di  contattarli.  Questa  non è preclusa a nessuno.



Quarto passo

 Aprire la mente Ora,  trovato  il  posto  e  la  posizione  giusta  (ricordate  la parola  d’ordine:  rilassamento),  è  il  momento  di  creare l’ambiente  adatto  alla  meditazione  dentro  di  sé:  bisogna essere  nella  disposizione  mentale  adeguata  per  aprirsi agli  angeli.  Quello  che  ci  vuole  è  un  semplice  esercizio di  immaginazione.  Chiudete  gli  occhi  e  pensate  a  un posto,  un  colore  o  un’immagine  che  vi  trasmette  serenità  e  quiete.  Per  me,  solitamente,  è  un  prato  circondato da  un  bosco  rigoglioso,  perché  amo  il  colore  verde.  Ma potrebbe  essere  qualunque  cosa:  un  terrazzo  affollato  in cima  a  un  grattacielo  o  una  parete  dipinta  con  tonalità calde,  l’importante  è  la  sensazione  di  relax.  Immaginatevi all’interno dell’ambiente a cui state pensando. Quando sentite  di  farne  parte,  e  quindi  vi  siete  un  po’  distaccati dalla  realtà,  cercate  di  rimanere  in  quello  stato  per  circa quindici  minuti.  Potrà  sembrarvi  difficile,  ma  non  è così.  È  un  semplice  esercizio  mentale,  anche  divertente. Quei  quindici  minuti  vi  sembreranno  un  po’  lunghi  la prima  volta  e  non  vi  sentirete  davvero  da  un’altra  parte, ma  col  tempo  e  un  po’  di  pazienza,  diventerà  un’attività più  naturale.  Questo  momento  di  raccoglimento  può essere  anche  un  po’  più  lungo,  se  lo  ritenete  necessario. Tutto  sta  nel  superare  quella  soglia  che  vi  fa  allontanare, mentalmente, dall’ambiente in cui vi trovate.



Quinto passo 

Cercare un contratto Quando pensate  di  aver  raggiunto  questo  stato  di  distaccamento  e relax,  fate  tre  respiri,  via  via  più  lenti  e  profondi per  approfondire  il  contatto  con  il  vostro  sé,  la  parte  più interna,  intima  e  personale  di  voi  stessi.  Continuate  a rimanere  con  gli  occhi  chiusi  e,  quando  vi  sentirete  pronti, provate  a  chiedere  (anche  a  voce  alta,  o  nella  vostra  testa) semplicemente: «C’è qualcuno?»!





Sesto passo 

Dialogare con gli angeli Su  questo  non  posso  consigliarvi  nulla.  Nessuno  meglio di  voi  saprà  quali  domande  porre.  Ogni  parola  vi  sgorgherà dal cuore.



Settimo passo 

Rientrare nel mondo Quando sentite  che  il  contatto  si  è  concluso,  non  tornate bruscamente  alla  realtà:  con  gli  occhi  ancora  chiusi,  rientrate  in  ascolto  di  suoni  e  rumori  circostanti,  prendete coscienza  mentalmente  dell’ambiente  che  vi  circonda  e solo  allora  aprite  gli  occhi  e  annotate,  anche  di  getto, tutto quello che vi passa per la mente.



Ottavo passo 

Condividere le emozione Una  volta  che  avrete  fatto  molta  pratica  in  solitudine,  potete  provare  a  dialogare  anche  con  gli  angeli  che accompagnano gli altri. Chiedete  a  una  persona  cara  di  prestarsi,  mettetevi vicino  e  cercate  di  ritrovare  la  stessa  concentrazione  delle meditazioni  individuali,  concentrando  però  tutta  la  vostra attenzione  sull’altro.  Il  contatto  fisico  è  fondamentale, all’inizio,  per  facilitare  la  comunicazione  e  la  trasmissione dell’energia,  per  cui  se  sentite  di  farlo  potete  provare  a tenere  le  sue  mani  tra  le  vostre,  guardatelo  sempre  negli occhi e cercate di “vedere oltre”.








Nono passo 

Dare corpo alle visioni Quando  entrerete  in  contatto  con  gli  angeli  di  chi  vi  sta di  fronte,  date  libero  sfogo  a  ogni  sensazione,  parola  o gesto  che  vi  venga  spontaneo,  anche  se  non  lo  capite: ricordate  che  gli  angeli  vi  stanno  utilizzando  come  tramite  fisico  per  portare  un  messaggio  ai  loro  cari  e  ogni dettaglio  che  a  voi  può  apparire  insignificante  potrebbe dire tantissimo a chi ascolta.



Thursday, 31 March 2016

Craig Warwick "the yellow ring "

storia per voi......craig warwick


L’Anello giallo.
  
Louise stava aspettando che le dicessi qualcosa della sua nuova casa, invece sentivo che era preoccupata, per la sua relazione con suo marito, forse stavano avendo problemi.

Parlammo entrambi della sua casa per un po’ e cosa vedevo per lei e la sua famiglia.

Iniziai a dirle cosa era che mi dava fastidio di suo marito.

“E’ un uomo molto onesto e devi fidarti di più” vidi il suo viso guardare giù “ devi lasciare andare il suo passato, se vuoi essere felice con lui in futuro” forse lui aveva avuto un’altra donna mentre stava con Louise.

Louise pensò a quello che stavo dicendo e poi mi chiese “Riesci a vedere un’altra donna nella sua vita?”.

Chiusi gli occhi e mi concentrai sulla sua domanda?

Iniziai a vedere un bella donna più giovane, era alta con bellissimi capelli rossi lunghi e ricci ed un sorriso amichevole.

Stava ballando e cantando, e vedevo Louise pulire una tomba al cimitero.



Aprii gli occhi per vedere Louise, che aspettava ansiosa per sapere ciò che avevo visto.

“Louise sei stata in un cimitero ultimamente, ti vedevo pulire la tomba di qualcuno al cimitero” sapevo che era una cosa strana da chiedere, ma era ciò che avevo visto nella mia visione.

Louise mise una sigaretta in bocca ed iniziò a fumarla lentamente, poi trovò il coraggio di dire “Allora l’hai vista” sorrise “E’ ok, so chi è quella persona” aspettava che io continuassi.



Di nuovo, chiusi gli occhi, c’era di più in questa storia di quanto io pensassi, e volevo vedere cosa fosse che stavo per sapere da questa visione?

Fui riportato al cimitero e c’era la stessa signora che ballava in giro, ma stavolta puntò al suo dito, all’anello nuziale.

Sul dito aveva l’anello nuziale con una pietra gialla in mezzo.

“Cosa vedi?” sentii Louise chiedermi gentilmente.

“Questa donna era sposata” le dissi.

“Che aspetto ha?” voleva sapere.


Mi sedetti comodo all’indietro sulla mia sedia e la guardai bene, Louise “è molto bella, con bei capelli lunghi, ricci e rossi. E balla in giro e canta” riuscivo a sentire la felicità che veniva da questo angelo.

“C’è dell’altro?” Louise disse avvicinandosi a dove ero seduta “c’era niente che mi volesse dire”?

Mi ricordai dell’anello che l’angelo mi aveva fatto vedere “Sì, c’era il suo anello nuziale, aveva una pietra gialla in mezzo”.



Louise iniziò a dirmi la storia di quest’angelo, “E’ l’ ex moglie di mio marito”.

Suo marito era stato sposato prima ed era stato così profondamente innamorato di quest’angelo, era molto bella ed aveva una grande personalità, tutti l’amavano.

Quando morì il marito andò in una profonda depressione e quasi aveva rinunciato a vivere, ma poi incontrò Louise.

Louise si innamorò di lui a prima vista, e lo aiutò ad uscire dalla depressione “Io vado a pulirle la tomba una volta al mese e le porto fiori freschi” era un po’ imbarazzata nel dirmi questo “e le parlo di come mi sento per quanto riguarda suo marito, lo sa che non sono gelosa ed abbiamo la sua foto in casa per ricordarla e parliamo di lei molto spesso”.

Ed è a questo punto che vidi l’angelo abbracciare Louise e puntò, indicando il dito anulare di Louise.



“Cosa mi dici del suo anello?” chiesi a Louise “Dov’è il suo anello?”.

Louise si alzo e aprì la sua borsa, poi tirò fuori una bustina blu in cui era l’anello “Eccolo” mi disse mostrandomelo.

“Dille di indossarlo” mi disse l’angelo “Voglio che lo indossi lei” mi disse di nuovo la sua voce.

Quando lo dissi a Louise, rise e poi ci pensò “Mio marito vuole che lo indossi, ma visto che è appartenuto alla sua ex moglie , è una cosa strana da fare”.

Ho visto l’angelo baciare Louise sulla guancia mentre spariva piano piano.

“E’ bello sapere che stia ballando, era una cosa che amava fare” Louise disse alzandosi “Mi sento stanca ora e vado a rilassarmi un po’ ”.



Il giorno dopo Louise mi chiamò, mi disse che aveva sognato l’ex moglie di suo marito.

Nel suo sogno, l’angelo dava il suo benestare a Louise per indossare l’anello ed era felice che suo marito aveva trovato qualcuno che lo amasse così tanto quanto lei.

”Abbiamo anche ballato insieme” mi disse “Ed ora mi sento così felice e calma”.

L’anello Louise non lo indossò mai, ma lo mise su una catenina e lo aveva al collo.

“Siamo diventate buone amiche” scherzava mentre teneva l’anello con la mano “Anime gemelle” fece l’occhiolino mentre baciava il marito sulla guancia.

Il marito credeva davvero nel mio lavoro ma mentre camminavano via sentii l’angelo urlare “Grazie per i fiori di stamattina ” e diedi a lui il messaggio.

Lui rise perché erano appena tornati dal cimitero ed avevano messo dei fiori sulla tomba.



Craig Warwick Sensitivo.........

Saturday, 13 February 2016

Buon 2016 da Craig Warwick



Una storia per tutti voi da Craig Warwick

Ogni giorno è un giorno in più per amare, un giorno in più per sognare, un giorno in più per vivere. San Pio 

I rapporti che mi legano alle persone che  aiuto non partono sempre da storie a lieto fine. 
Avevo conosciuto Francesco all’epoca in cui sua madre era appena scomparsa:  disperato, aveva cercato il mio aiuto nella speranza di ritrovarla. La sua storia mi aveva colpito in maniera particolare, perché l’affetto di Francesco per sua madre mi ricordava molto il rapporto tra me e la mia. Le ricerche sono ancora in corso: ho trovato degli indizi importanti, ma la madre di Francesco non è ancora tornata a casa. 
Nel frattempo ho stretto una forte amicizia con i suoi familiari, persone simpaticissime che  tempo fa mi hanno invitato a Torre del Greco, in Campania, per passare qualche giorno di vacanza insieme. 
Non smetterò mai di ribadirlo: quando ci colpisce una tragedia è fondamentale non piegarsi, ma invece reagire con speranza e tenacia, aiutando insieme sè stessi e gli altri. La sera del mio arrivo mi portarono subito a cena nella zona del porto. 
A pochi passi dal molo, in una piazzetta movimentata, piena di chioschi e motorini, c’era il ristorante dove Salvatore e sua sorella avevano dato appuntamento a un amico, che arrivò pochi minuti dopo di noi a bordo di una Land Rover blu: era Luigi, un tipo grande e grosso, simpatico e sanguigno che lì al porto tutti sembravano conoscere e benvolere.
Anche il proprietario del ristorante ci accolse con mille cerimonie. 
Ecco, ci risiamo, pensai! Non fraintendetemi: sono contentissimo della notorietà che ho ottenuto con la televisione e il libro.
 Grazie a questo il numero dei miei amici è aumentato di molto... ma,  ahimè, anche la circonferenza del mio girovita. Quando vado al ristorante, i cuochi preparano sempre qualcosa in più rispetto a quello che chiedo: «È per gli angeli!», dicono. Uno di loro ha persino battezzato una pizza “Craig”. 
Una margherita con parmigiana di melanzane: deliziosa. Se non sapessi che si tratta di dimostrazioni d›affetto, le prenderei come un attentato alla mia linea! Quella sera Luigi mi prese subito di mira; certo, scherzosamente.
 Aveva sentito  da Salvatore del  mio dono e iniziò subito a prendermi in giro. Basti sapere che al momento delle presentazioni esordì con un «Piacere, Luigi. Sei tu che parli con gli angeli, vero? E senti, me lo vuoi fare un piacere? Chiama san Paolo, e senti un po’ se ci può mandare un bell’angelo allo stadio suo per il nostro povero Napoli!». Insomma per quella sera fui il suo bersaglio preferito. 
Questo naturalmente quando non era fuori, a fare avanti e indietro nella piazzetta del ristorante, con l’orecchio attaccato al Blackberry per risolvere questioni di lavoro. 
«Finire un discorso con Gigi è una cosa impossibile», mi disse Salvatore a tavola, dopo l’ennesima telefonata ricevuta dall’amico. 
«Quello lavora pure mentre dorme.» 
Era un uomo pieno di energia, tanto da chiamare a fine cena “mummie” i miei ospiti, che avevano appena declinato la sua proposta di una passeggiata. 
«Qua ci sta troppo casino», diceva. «Craig, almeno tu, che sei giovane! Vieni che ti porto un po’ in giro io,  altro  che  questi  qui»  e  mi  prese  sottobraccio,  e mi  fece  entrare  in  auto.  «Ah, ora  ti porto giù alla litoranea, vedrai che pace! Ci facciamo una bella camminata, respiriamo un poco di aria buona e se abbiamo voglia ci prendiamo pure un gelato, eh? Che gelato mangiano gli angeli, nocciola santità e panna? Ah, ah, ah! Comunque, quello che prendono loro lo prendo pure io.» Oramai ero rassegnato a  quello scherzo  continuo, Luigi  era  un buono: tanto valeva divertirsi e passare una bella serata. «Anzi no, mò che mi ci fai pensare ti devo raccontare una barzelletta troppo bella, tanto tu non è che ti offen di?»  E senza aspettare la mia  risposta attaccò: «Allora, ci stanno gli angeli e i diavoli nel Purgatorio che stanno facendo una partita di pallone. 
Il mister degli  angeli  è  Gesù  e  quello  dei  diavoli  è  Lucifero.
 Mi segui? Allora, questa partita è noiosa assai, giocano tutti mosci, è tutto un rimpallo e nessuno mette mai in porta. Insomma, come ti devo dire, manca fantasia, del resto questi non è che tengono un campionato vero e proprio e allora gli manca un po’ lo stimolo.»
  Il  telefono  di  Luigi  squillò  per  l’ennesima volta: un’altra telefonata di lavoro. Ne approfittai per ammirare un po’ il paesaggio: le stradine trafficate stavano lasciando il passo al litorale, e il vento che entrava dal finestrino profumava piacevolmente di salsedine. 
Tornai a guardare verso Luigi, ancora occupato al telefono, e notai immediatamente una forte luce alle sue spalle. Un angelo si era avvicinato a lui, e quando si chinò a baciarlo sulla fronte vidi che si trattava di una donna. Prima di dirglielo aspettai però che fermasse la macchina: questo non è il genere di rivelazioni da fare a qualcuno che si trovi alla guida.
Una volta scesi dall’auto, ci incamminammo per il lungomare del paese, godendoci la dolce brezza e il fantastico panorama del Golfo di Napoli. 
«Mò è tutto scuro e non si vede niente, ma domani fattici riportare, mi raccomando, che se è una bella giornata da qua si vedono le isole.
 Là a sinistra, verso Sorrento, c’è Capri; a destra invece, verso Napoli, c’è Ischia.» 
Mi godevo il silenzio interrotto solo dal rumore delle onde, le mille luci del mare illuminato dalla luna, la bellezza selvaggia della sabbia lavica, nera come la notte con cui si  confondeva.  
«E insomma, non t’ho finito di raccontare la barzelletta!» ricordò Luigi. «Allora, la partita andava male, senonché a un certo punto…» «Salvatore» lo interruppi, «devo dirti una cosa. Mentre eravamo in macchina, ho visto un angelo avvicinarsi a te e darti un bacio sulla fronte». Non mi illudevo di convincerlo al primo colpo. E infatti Luigi si lasciò andare a una bella risata e mi disse «Come no, Craig, come no. Ma perlomeno era una bella donna? No, perché io sono fidanzato, eh, non mi espongo se non ne  vale  la  pena…»  L’angelo  si  distingueva  sempre meglio, ora riuscivo anche a vedere chiaramente i tratti del volto ed ero certo che la somiglianza con Luigi  non  fosse  un caso: doveva essere sua sorella o sua madre, ma poiché gli angeli non hanno età non era facile capirlo. Fu il gesto a darmi l’indizio giusto. 
«Ha  i  capelli neri  raccolti  in una crocchia e  gli  occhi verdi», dissi, e continuai: «Indossa uno scialle per coprirsi la schiena perché dice che l’aria di mare le fa venire i brividi. Luigi, è tua madre, vero?» Lo vidi serrare i pugni e stringere le mascelle. 
Mi guardava  con  gli  occhi  spalancati,  come  se  avesse paura anche solo di parlare, lui che era così chiacchierone. Girò le spalle di colpo e sferrò un pugno al muretto. Aveva ancora la faccia rivolta verso il mare quando cominciò a parlare. «Nemmeno d’estate riusciva a liberarsi di quello scialle.» Tornò a guardarmi: aveva gli occhi pieni di lacrime. L’angelo era di nuovo lì, e gli accarezzava dolcemente un braccio.  «Che  ti  ha  detto?»  Sembrava  quasi  arrabbiato, anzi addirittura furioso, ma sapevo che non si trattava di vera ira: camminare nervosamente, dare un calcio a una bottiglia lasciata per strada, quello era il suo modo di reagire a una notizia così scioccante. «Calmati, Luigi. Tua madre dice che non c’è bisogno  di  stare  male,  che  lei  è  in  pace  e  devi  smetterla di tormentarti. 
Ha sempre saputo che le volevi bene, di questo non devi dubitare mai.» Si prese la testa  tra  le  mani  e  sospirò  forte:  le  lacrime  gli  scivolavano lungo le guance. 
Un uomo apparentemente fortissimo, amato e rispettato da tutti, si abbandonava per la prima volta da chissà quanto tempo a un pianto liberatorio. «Non è vero… dice così perché mi vuole bene, e non mi vuole vedere soffrire… ma  io  lo  so  di  essermi  comportato  male.  
Ci  passavo poco e niente da casa sua, anche se abitavamo sullo stesso pianerottolo. Forse anche per quello, mi dicevo, se ha bisogno di qualcosa mi chiama… ma mia mamma era forte, non voleva dare disturbo a nessuno, anzi quando parlava di me alla gente dovevi vedere, che orgoglio! Il figliolo che lavora come un asino e raggiunge la posizione importante… quando si è ammalata è stato ancora peggio, non sopportavo di vederla così, e quindi ci andavo ancora  di meno. 
E  la  cosa brutta  era che  lo sapevo, che  dovevo  starle  più vicino.  Ma sai  come  vanno queste  cose,  dall’azienda mi chiamano in continua zione, non vedevo neppure la mia fidanzata… lo so, sono tutte scuse.
 Mi sento un verme.» Era inconsolabile, provai a ripetergli che sua madre non ce l’aveva con lui, ma non servì a molto. Continuò: «Aveva un solo desiderio. Era devota a Padre Pio, e mi chiedeva di accompagnarla a San Giovanni Rotondo. 
Io ce la volevo portare, ma poi dovevo rimandare ogni volta per un impegno diverso. E lei zitta, non mi faceva pesare mai niente, ci credeva ogni volta che le dicevo mamma, ti prometto che la settimana prossima, il  mese prossimo…» Continuava a gesticolare, era tutto rosso in viso. «Luigi, ora ascoltami» lo interruppi, «te lo ripeto: tua madre sta bene dove si trova e non dà nessun peso a quella promessa che non sei riuscito a mantenere.» Bisognerebbe solo imparare da esseri tanto più saggi di noi: come gli angeli, non dovremmo lasciarci travolgere dalle minuzie, ma pensare a ciò che è veramente importante. Ma Luigi era stanco e affranto, e aveva solo voglia di tornare a casa. Il senso di colpa è difficile da sconfiggere, anche se non serve a nulla. Macerarsi pensando agli errori commessi ieri è inutile, ma anche molto umano: a chi non è capitato? A volte vorremmo riavvolgere il tempo della nostra vita come se fosse il nastro di un film e una volta tornati in quel momento  cruciale  cambiare  qual  piccolo  particolare a cui abbiamo pensato così intensamente da sapere alla perfezione cosa avremmo dovuto fare. E da lì tutta la nostra vita, ci sembra, potrebbe ripartire più giusta, più bella, più felice. 
Ma purtroppo la vita è una sola e l’unico modo che abbiamo di riparare i torti del passato è fare tesoro di quegli errori per cercare di non commetterli di nuovo, guardando in avanti anziché indietro. 
Certo, non è facile: i rimpianti sono incancellabili. Eppure basterebbe vederli da una prospettiva diversa, considerandoli una possibilità per imparare e non una fonte costante di rimprovero. Camminammo per qualche minuto in silenzio, forzarlo a parlare sarebbe stato dannoso. 
Con un po’ di buona fortuna, nei giorni successivi avrebbe ripensato a quanto accaduto e piano piano avrebbe trovato in sè la forza di perdonarsi. Ci avviammo verso la macchina, parcheggiata sull’altro lato della strada rispetto al mare, ma alle strisce ci fermammo per lasciar passare un grande tir appena sbucato da un ponte. Lo vedemmo arrivare, e i nostri sguardi furono catturati da qualcosa che lasciò entrambi a bocca aperta: la fiancata era interamente occupata da un enorme ritratto di Padre Pio. 
L’autotrasportatore doveva essergli molto devoto, questo  era  sicuro.  
Rallentando  per  via  della  curva, ci mostrò perfettamente l’immagine del viso severo ma compassionevole del frate. Restammo immobili a guardarlo sparire lungo la litoranea. Sembrava la scena di un film: in quella splendida notte estiva e con lo sfondo del mare, quell’immagine acquistava ancora più potenza.

 Neanch’io riuscivo a crederci, eppure so che gli angeli sono capaci di gesti strabilianti. La madre di Luigi aveva trovato un modo spettacolare per mandare un messaggio al figlio: sapeva che quello era l’unico modo per convincerlo che il dolore, il rimpianto, la tristezza non solo erano inutili, ma rischiavano di rovinargli la vita. Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, ancora increduli. 
Poi gli dissi: «Be’, cos’altro vuoi per liberarti dal rimorso? Non hai portato tua mamma da Padre Pio e dunque lei ha trovato un modo per far arrivare Padre Pio da te». Luigi mi guardò, e finalmente nel suo sguardo tornò a balenare lo spirito bonario che lo contraddistingueva. «Ti ho preso in giro tutta la sera. Mi devi scusare. Ti posso offrire un gelato? Nocciola, santità e panna?» In macchina restammo a lungo in silenzio. Dalla dolcezza negli occhi di Luigi intuivo che stava ripensando a sua madre, ai teneri ricordi che il suo messaggio aveva risvegliato. 
Il telefono squillò ancora una volta: lo guardò illuminarsi e vibrare, ma non rispose. «Ma insomma, sono le undici di sera, cosa pensano, che non abbia una vita? Ho di meglio da fare che riempirmi la testa di problemi. Anzi, m’ero scordato, devo finire di raccontarti la barzelletta! Allora, a che eravamo?» Scoppiai a ridere. «Dicevi che la partita era noiosa», risposi. «Ah, sì, giusto! Non si vedeva un goal. Senonchè a un certo punto, allo scadere del secondo tempo, san Gennaro stoppa di petto  e passa la palla a  san Filippo, il  quale si  fa  prendere  dall’entusiasmo  e  inizia  a  dribblare tutti gli avversari, arrivando solo in area. Di fronte  a  lui,  un  diavolaccio  prova  a  fermarlo con tutti  i mezzi possibili, ti dico, fallosissimo, ma san Filippo oramai è lanciato, non lo ferma più nessuno, con un  gioco  incredibile  di  gambe  dribbla  anche  quello, prende la mira, tira e… PALO!! ‘Mannaggia a…’ comincia a urlare disperato, ma Gesù subito lo interrompe: ‘FILÌ!! E INSOMMA!’ e gli si avvicina arrabbiatissimo, con fare minaccioso. ‘Uh, Gesù, scusami, perdonami!! Ti giuro, non stavo per bestemmiare, mi devi scusare…’ gli fa san Filippo. E Gesù: ‘Ma che dici! Filì,  ma tu hai  capito che goal ti sei mangiato???’» Scoppiò nella sua risata piena e allegra: Luigi era tornato quello di sempre, l’uomo amabile che sua madre aveva sempre compreso e al quale sarebbe stata sempre vicino. 

Craig Warwick

Friday, 12 February 2016

Tutti quanti abbiamo un Angelo...... Craig Warwick & Caterina Balivo

Introduzione di Caterina Balivo 

Era  un  pomeriggio  di  ottobre  di  tre  anni  fa,  stavamo  per andare  in  onda,  era  il  quinto  anno  di  Festa  Italiana... Quel  giorno  insieme  a  me  sarebbe  entrato  nelle  vostre case  un  personaggio  strano,  londinese  e  con  una  storia tutta  particolare.  Dall’età  di  sei  anni  parlava  con  gli  angeli! Ero  curiosa  di  conoscerlo,  e  ancora  di  più  quando  poco prima  della  diretta,  già  in  studio  a  microfoni  accesi,  mi disse,  guardandomi  con  un  tenero  sorriso:
  «Ai  tuoi  angeli piace  molto  quando  fai  la  doccia».  Un  operatore  spavaldo aggiunse:  «E  te  credo!».  Io,  imbarazzata,  non  riuscivo  a tenere  a  freno  la  mia  curiosità.  Coprii  il  microfono  con la  mano  e  dissi  a  questo  tipo  dagli  occhi  giallo-verdi: «Ma perché?». Lui  mi  rispose:  «Perché  dopo  che  ti  sei  asciugata  con l’accappatoio  ti  spalmi  la  crema,  mettendoti  di  lato  davanti allo specchio e partendo dal sedere...». 
Tutta  rossa  andai  al  centro  dello  studio  per  cominciare la diretta! Quella  puntata  fu  molto  forte,  il  pubblico  adorò  la storia  di  Craig,  la  sua  infanzia  con  gli  angeli,  il  suo  lavoro gratuito  con  l’FBI,  l’errore  giudiziario  di  cui  fu  vittima, il  suo  incontro  con  Lady  Diana  e  l’avvertimento  che  le diede,  i  continui  messaggi  che  gli  angeli  gli  trasmettono... E  molti  di  voi  hanno  beneficiato  di  questi  messaggi  (io mai,  perché  mi  continua  a  ripetere  che  i  miei  angeli  sono in  sciopero!).  
La  sua  vita  è  pazzesca,  i  suoi  consigli  sono importanti,  molti  di  voi  spesso  si  sono  affidati  a  lui  e  a me  per  raccontare  le  storie  più  intime...  ora  è  lui  che, con  questo  libro  scritto  a  quattro  mani,  vuole  affidarvi la  sua  vita,  dolorosa  e  intensa  ma  sempre  circondata  da angeli e quindi speciale. Buona lettura!
 Ps.  Dal  giorno  del  nostro  incontro  la  crema  corpo  non la  metto  più  allo  specchio  e  parto  dalla  caviglia.  Ma soprattutto  da  quel  giorno  ho  un  amico  speciale  che  si chiama Craig.


Craig Warwick & Caterina Balivo